I NOSTRI BENEFATTORI E LA COSTRUZIONE DELLA CASA
Quando una cosa la si desidera ardentemente, si realizza, non importa il tempo che ci vuole, se si mette in campo un progetto e si trovano gli alleati giusti.
Si desiderava creare un luogo dove le persone vulnerabili come giovani con disagi familiari o disabilità e anziani, mediante l’aiuto della gente comune e siamo riusciti a crearlo, aprendo un varco nel mondo dell’indifferenza. ottenendo l’aiuto richiesto e necessario.
La prima mossa sulla scacchiera, per fare scacco matto alla cultura del “nessuno fa niente per niente”, oppure, “che tutto ci è dovuto dallo Stato e dalle istituzioni”, furono alcune persone anziane, Antonietta Capalbo e sua sorella Ofelia, Sara Lombardi, Ines Fuscaldo, ma soprattutto Giuseppina Gencarelli, la prima e più importante benefattrice. Un pugno di persone anziane determinate all’affiancamento fino all’ultimo giorno della loro esistenza in vita.
In questa parte del racconto è giusto si parli al singolare, essendo stato lo scrivente, il primo anello della catena, che nel tempo, si è venuta a creare. Quando mi condusse da lei Ofelia, notai la magrezza e la tristezza di questa donna esile e magrissima, per una vita di solitudine, avendo perduto, anni prima la sorella Luisa, compagna di vita inseparabile, come lo è quella delle “sorelle siamesi” prima della separazione chirurgica, non a caso le chiamavano le rondinelle.
All’inizio del nostro rapporto, quando già ci aveva donato un terreno da coltivare e sul quale costruire la casa, un giorno le chiesi se avesse qualche soldo nel caso ne avessimo avuto bisogno per la sua futura assistenza, fu allora che mi mostrò uno scrigno con dentro una somma considerevole, che servì, in seguito, a fare le fondazioni e lo scheletrato della struttura, fino al primo solaio.
Quando si trattò di chiamare un infermiere che le curasse una piaga da decubito, causata da un periodo di allettamento in ospedale, dove era stata operata per un tumore, e per pulirle la sacca della stomia che le era stata creata, rifiutò l’intervento con una frase perentoria: –mi devi curare tu che così ti alleni per quello che dovrai fare quando avrai gli anziani nella casa che stai costruendo. E così imparai a guarire le piaghe, anzi a non farle fare; quando uno si alletta, al posto del normale materasso si mette quello anti decubito e si cura l’alimentazione; a un minimo accenno di lacerazione della pelle il personale sa come impedire che la piaga si formi.
I sette anni in cui tutti i giorni della settimana o quasi, andavo trovarla furono ricchi di insegnamento, imparando quello stile di vita dell’essenzialità nel mangiare, nel bere, nel vestire, destinando ciò che riesco a risparmiare, all’aiuto agli altri, in questo mi è stata maestra di vita. A lei e a sua sorella Luisa, che non ho avuto la fortuna di conoscere, perché deceduta prima della nostra conoscenza, abbiamo, doverosamente intitolato la casa famiglia, servizio importante della Cooperativa-comunità Don Milani.
La somma di danaro resasi necessaria alla costruzione della casa, a parte la quota proveniente dalla suddetta donazione, derivò da un’iniziale raccolta di fondi mediante il coinvolgimento di piccoli benefattori che furono più sensibili e disponibili all’aiuto.
Importante fu l’apporto del 5 per 1000 sulla dichiarazione dei redditi. Aggiungasi il ricavato della vendita di un appezzamento di terra acquistata in precedenza dalla curia vescovile di Cosenza, la donazione di un caseggiato e un magazzino nel centro storico dagli eredi di Giuseppe Gencarelli, lo storico edicolante di Acri, il mio apporto come forza lavoro ed economico, i proventi delle vendite di oggettistica varia, prodotta nel laboratorio artigiano, la vendita di prodotti agricoli ecc.
Ultimo gesto generoso, che si aggiunge alle donazioni precedenti, è quello dei coniugi Montalto-Conforti e figlia Santina, di un terreno agricolo di circa 10.000 metri.
La nostra casa ora è completa, non manca nulla, anche gli spazi esterni sono funzionali alle passeggiate, al gioco, alle attività di animazione. Vi abbiamo potuto creare un orto botanico con un gazebo al entro, una sorta di casa nel verde. L’abbiamo potuto realizzare con un contributo della Confragricoltura, grazie a un progetto, ai sensi di un loro bando. Il progetto aveva un titolo adeguato al nostro caso: “Gli agri saggi del villaggio”, inneggiante la cultura degli anziani, la saggezza degli anni, per il confronto intergenerazionale, sempre attivo con la fattoria didattica e le continue visite di scolaresche.
Nella nostra casa, i ruoli non sono rigidi, e anche gli anziani, per quello che possono sono coinvolti nella preparazione delle derrate da mettere nelle mani del cuoco che le cucina ecc…
Più di ogni cosa si cerca di infondere autostima, suscitando, anche nelle persone allentate nelle facoltà cognitive, voglia di rendersi utili in qualcosa. Il tutto si articola in momenti sia programmati (musica, canto, ballo) che ginnastica dolce con una fisioterapista; analogamente importante è il lavoro dei 4 giovani del servizio civile, durante al settimana impegnate sia in attività individualizzate che gruppali, sempre alla ricerca di profondi interessi su cui far leva per i possibili recuperi.
Giuseppina Gencarelli, la nostra principale benefattrice, con Nello.
Don Nicola Montalto, il sacerdote che aiutò allinizio, con raccolte fondi in chiesa, consigli, donandoci una propria offerta.
Maria Antonietta Capalbo in Gallipoli, un’antesignana benefattrice, ci aiutò economicamente e con saggi consigli.
Renata Brandi, una sostenitrice già in vita, in previsione della sua dipartita, lasciò in una busta, un po’ di soldi per noi.
Ofelia Capalbo, fu lei, a fare da trade union con la nostra benefattrice, il termine che le si addice è pasionaria come lo erano le donne dei movimenti rivoluzionari dell’8-900.
Giuseppe Gencarelli, uno dei centenari di Acri, non più in vita, fu un edicolante storico. La sua non era solo un’edicola, ma un luogo di incontro dove le persone colte, ma anche gente comune si recava per fare quattro chiacchiere con lui, bere un bicchiere di vino, comprare qualcosa nel suo emporio in cui si poteva trovare di tutto. Dai suoi eredi, il locale venne donato a noi, e noi, cercammo un compratore che vi svolgesse attività culturali e artistiche. Era giusto ricordare la donazione che aiutò a costruire la casa.
Celestino Belsito, fu il nostro geometra, scomparso prematuramente, fu un puro volontario nelle attività anche di tipo professionale.
All’inizio della raccolta fondi abbiamo chiesto ai bambini delle scuole che la Casa l’hanno anche disegnata:
Le fondazioni.
Inaugurazione del pilastrato.
Stato di avanzamento della casa.
La casa oggi in mezzo al verde.
Casa e giardino innevati.
Casa innevata.
La casa con i bambini.